La vita delle piante nei frutteti e negli orti è scandita dal susseguirsi delle stagioni: ogni periodo dell’anno è tipico per particolari prodotti vegetali che in quella stagione presentano le migliori caratteristiche, anche dal punto di vista nutritivo. Una volta il legame dell’uomo con la natura era molto stretto e anche la scelta del cibo dipendeva da essa: arance d’inverno e pesche d’estate, non era possibile diversamente. Oggi non è più così: è ormai una abitudine acquistare in qualsiasi stagione dell’anno la maggior parte di frutta e verdura, salvo eccezioni come le angurie e le castagne.
Le ragioni di questa disponibilità sono diverse: dalla coltivazione in serra, alla facilità dei trasporti, che favorisce gli scambi commerciali con Paesi dalle condizioni climatiche diverse e quindi una produzione agricola “fuori stagione” per l’Italia. Anche le tecniche di conservazione e la scelta di particolari varietà di una stessa specie, che matura e quindi viene raccolta in mesi differenti (da qui le definizioni di “primizie” e “tardive”), contribuiscono alla maggiore reperibilità di molti prodotti.
Siamo sicuri che sia la direzione giusta?
Riflettiamo…Mangiando “fuori stagione” non solo introduciamo prodotti con nutrienti, che ci servono meno in quel periodo dell’anno, ma anche con meno gusto e aroma. Il prezzo è sicuramente superiore e non è una scelta sostenibile per il nostro Pianeta Terra.