Come la nutrizione può aiutare
Circa 2.500 anni fa, Ippocrate, dichiarò “Lascia che il cibo sia la tua medicina e la medicina sia il tuo cibo“.
Dati epidemiologici e clinici recenti suggeriscono che le carenze nutrizionali di componenti alimentari essenziali, come vitamine e micronutrienti, alterano il lavoro del sistema immunitario e aumentano il rischio di infezione.
Infatti, la risposta immunitaria dipende dai componenti nutrizionali assunti con il cibo, che modula l’induzione della risposta a livello della mucosa intestinale.
Tuttavia, altri studi suggeriscono che gli attuali casi di deficienza immunitaria sono anche il risultato di un aumento dello stress, aumento dell’apporto calorico, obesità, autoimmunità, disturbi allergici e invecchiamento della popolazione, e che non si riferiscono necessariamente alla malnutrizione.
In ogni caso, un’alimentazione squilibrata, scelte di vita non salutari, attività fisica limitata e l’effetto dell’ambiente, in generale, compromettono la risposta immunitaria aumentando così la suscettibilità a un’ampia gamma di malattie. Il corretto apporto nutrizionale durante il periodo di gestazione, le fasi di crescita del neonato e lo svezzamento contribuisce allo sviluppo di risposte immunitarie equilibrate.
Come può la qualità nutrizionale influenzare la risposta immunitaria?
Essa modula le interazioni tra il sistema immunitario, il microbioma e il metabolismo.Non sai cosa è il microbioma? Vediamo subito la definizione. Con il termine microbioma si intende l’insieme dei microrganismi, dei loro genomi e delle interazioni ambientali che questi stabiliscono nel corpo umano: sulla pelle, nelle vie respiratorie, urinarie, nel tratto urogenitale, ma soprattutto nell’apparato digerente.
Quali sono i componenti della dieta che non devono mancare per una efficiente risposta immunitaria?
Le sostanze fitochimiche – esercitano un’attività biologica così marcata da poterla definire farmacologica. Questi composti bioattivi sono spesso facili da individuare perché responsabili del colore della frutta e della verdura.
Le sostanze fitochimiche sono suddivise in polifenoli, carotenoidi e glucosinolati. Alcuni carotenoidi, in particolare il beta-carotene (responsabile del colore arancio di zucche, arance, mandarini, carote, pomodoro, anguria, pesche, albicocche) possono essere convertiti in vitamina A, che è di essenziale importanza per la funzione immunitaria.
Stati di carenza di vitamina A sembrano infatti causare una riduzione nella resistenza dell’organismo alle infezioni. Inoltre studi recenti dimostrano che la vitamina A è in grado di ridurre la produzione di molecole pro-infiammatorie e favorire l’attivazione di linfociti regolatori, che hanno la funzione di ricondurre i livelli d’infiammazione ai valori basali.
Il triptofano
Amminoacido ritenuto elemento cruciale per la protezione antibatterica contro le infezioni. Questo nutriente è contenuto principalmente negli alimenti di origine animale, ma anche nelle noci, nelle castagne e nella frutta essiccata.
Lo zinco
Studi dimostrano che la carenza di zinco è responsabile della morte prematura delle cellule deputate alla risposta immunitaria. Gli alimenti più ricchi di zinco sono le carni fresche e trasformate (da un minimo di 0,7 mg/100 g nel petto di pollo a un massimo di 5,0 mg/100 g nel bovino adulto e di 6,0 mg/100 g nel fegato), le uova (uovo intero 1,2 mg/100 g, tuorlo 2,1 mg/100 g), i prodotti della pesca (0,8 mg/100 g) e il latte e derivati (da 0,2 mg/100 g nella ricotta di pecora a un massimo di 11,0 mg/100 g nel grana).
Negli alimenti di origine vegetale generalmente il contenuto è inferiore (mediamente 0,7 mg/100 g), con l’eccezione della crusca di grano (16 mg/100 g), dei legumi secchi (2,9-4,3 mg/100 g), della frutta secca a guscio (2,0-6,0 mg/100 g) e di alcuni cereali, come il frumento, il mais, il miglio e il riso parboiled, che ne contengono da 2 a 3 mg/100 g. Nel caso dei vegetali, tuttavia, per quanto detto sopra, la biodisponibilità dello zinco può essere limitata dalla presenza di fitati, che sequestrano il minerale. Gli acidi grassi polinsaturi PUFA – soprattutto gli omega-3, che modulano la risposta immunitaria e l’espressione di fattori implicati nel controllo dell’infiammazione, sopprimono inoltre le molecole pro-infiammatorie. Sono contenuti principalmente nel pesce (soprattutto quello che vive nei mari freddi), nelle noci, negli oli vegetali e nei semi di lino.
La vitamina E
Che sembra potenziare le cellule del sistema immunitario. Tale vitamina è presente nei semi e di conseguenza negli oli da essi derivati, l’olio d’oliva extravergine ne contiene discrete quantità (circa 21,4 mg/100 g), variabili a seconda della cultivar delle olive e della tecnica di produzione. Alcuni cereali contengono questa vitamina (16 mg/100 g nel germe di grano; 1 mg/100 g nel riso integrale), come anche la frutta secca a guscio (da 1 mg/100 g negli anacardi a 26 mg/100 g nelle mandorle dolci) e alcuni vegetali a foglie verdi (2 mg/100 g).
Vitamina C
Una funzione da lungo tempo attribuita alla vitamina C è quella di modulare la risposta immunitaria soprattutto per quanto riguarda il raffreddore. L’assunzione regolare di vitamina C può ridurre leggermente la durata della malattia sia negli adulti che nei bambini, ma non la gravità dei sintomi. Tra gli alimenti più ricchi di vitamina C ci sono la verdura fresca e la frutta, in particolare i peperoni (127-166 mg/100 g), i kiwi (65-120 mg/100 g), gli agrumi (37-54 mg/100 g), le fragole (54 mg/100 g), i pomodori (21-25 mg/100 g) e gli ortaggi a foglia verde (17 mg/100 g nella cicoria di campo, 110 mg/100 g nella rughetta e nei broccoletti).
Fonte: Modeling-enabled Systems Nutritional immunology Meghna Verma1,2 , Raquel Hontecillas1,2 , Vida Abedi1,2 , Andrew Leber1,2 , Nuria Tubau-Juni1,2 , Casandra Philipson3 , Adria Carbo3 and Josep Bassaganya-Riera1,2* Review published: 16 February 2016 doi: 10.3389/fnut.2016.00005 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4754447/
Fonte: LARN IV Edizione 2014 Fonte: Sostanze biologicamente attive presentinegli alimenti di origine vegetaleBrunella CARRATÙ e Elisabetta SANZINI Ann Ist Super Sanità 2005;41(1):7-16 http://www.unpisi.it/old/pdf/4117.1121684384.pdf