A noi genitori sta molto a cuore l’alimentazione dei nostri bambini.
Inizialmente si tratta di un’alimentazione totalmente dipendente, vuoi dal seno materno o dal biberon.
Crescendo e sviluppandosi il bambino passa ad un’alimentazione sempre più indipendente e ad un certo punto diventa pronto ad assumere alimenti diversi dal latte.
Sarà pronto ad accogliere cibi nuovi perché sarà maturato non solo il suo intestino, ma anche il sistema immunitario e le sue abilità motorie. Oltre a questo esprimerà il suo desiderio ad assaggiare ciò che mangiano i genitori. È arrivato allora il momento giusto per l’alimentazione complementare al latte.
È un argomento che mi sta molto a cuore come mamma e biologa nutrizionista, infatti ho scritto un libro che tratta di questo importante passaggio nella vita del bambino e dei neogenitori, Per la vita Le risposte alle 50 domande più frequenti sull’alimentazione complementare.
La professione di biologo, pur non essendo sanitaria, è inserita nel ruolo sanitario del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e (il biologo) può svolgere attività attinenti alla tutela della salute. In considerazione dei chiarimenti forniti dal Ministero della Salute, si ritiene che le spese sostenute per visite nutrizionali, con conseguente rilascio di diete alimentari personalizzate, eseguite da biologi, siano detraibili ai sensi dell’art. 15, comma 1, lett. c), del TUIR. Ai fini della detrazione, dal documento di certificazione del corrispettivo rilasciato dal biologo dovranno risultare la specifica attività professionale e la descrizione della prestazione sanitaria resa, mentre non è necessaria la prescrizione medica, analogamente a quanto specificato con la circolare n. 19/E del 2012, par. 2.2. (Estratto dalla Circolare dell’Agenzia delle Entrate N. 11/E, del 21/05/2014, pag.11-12). Dal 1° gennaio 2020 sono cambiate le regole per la detrazione IRPEF di alcune spese di cui all’art. 15 del TUIR, tra cui quelle sanitarie. La detrazione fiscale è ammessa solo se la prestazione è pagata con strumenti tracciabili, cioè bonifico o pagamento tramite pos.
L’ importanza dell’educazione alimentare rappresenta ad oggi il primo ed efficace strumento di prevenzione a tutela della salute.
I genitori sono e devono essere il primo esempio per il bambino, incidendo inevitabilmente anche sul suo modo di essere e di comportarsi.
Genitori informati e motivati che seguono un corretto stile di alimentazione sono un modello per i propri figli.
Le prime abitudini alimentari, in termini di scelte e di comportamento, si sviluppano e consolidano nei primi 3 anni di vita del bambino e sono queste le abitudini che più tendono a persistere nel tempo. L’educazione alimentare per i più piccoli diventa una valida strategia di prevenzione anche per le patologie da adulti.
La professione di biologo, pur non essendo sanitaria, è inserita nel ruolo sanitario del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e (il biologo) può svolgere attività attinenti alla tutela della salute. In considerazione dei chiarimenti forniti dal Ministero della Salute, si ritiene che le spese sostenute per visite nutrizionali, con conseguente rilascio di diete alimentari personalizzate, eseguite da biologi, siano detraibili ai sensi dell’art. 15, comma 1, lett. c), del TUIR. Ai fini della detrazione, dal documento di certificazione del corrispettivo rilasciato dal biologo dovranno risultare la specifica attività professionale e la descrizione della prestazione sanitaria resa, mentre non è necessaria la prescrizione medica, analogamente a quanto specificato con la circolare n. 19/E del 2012, par. 2.2. (Estratto dalla Circolare dell’Agenzia delle Entrate N. 11/E, del 21/05/2014, pag.11-12). Dal 1° gennaio 2020 sono cambiate le regole per la detrazione IRPEF di alcune spese di cui all’art. 15 del TUIR, tra cui quelle sanitarie. La detrazione fiscale è ammessa solo se la prestazione è pagata con strumenti tracciabili, cioè bonifico o pagamento tramite pos.
Nell’infanzia, come nel corso della vita, cibo ed emozioni sono strettamente legati. Nulla di strano che il cibo sia sin da subito comunicazione.
Nei bambini tra 18 e 24 mesi è molto diffusa la neofobia alimentare, cioè rifiuto di assaggiare e mangiare cibi nuovi, mai conosciuti in precedenza. Il bambino non vuole modificare le sue certezze e la sicurezza degli alimenti che conosce. Questo comportamento innato è il retaggio di un adattamento evolutivo che permette di sopravvivere quando si inizia ad “esplorare” ambienti pieni di pericoli alimentari. La neofobia è minima nei primi due anni , quindi è molto importante e lungimirante abituare il bambino ai diversi sapori e a conoscere il maggior numero possibile di nuovi alimenti proprio in questa fascia d’età. Volendo dare maggiori strumenti al bambino per un sereno rapporto con il cibo è fondamentale l’esperienza dei sapori ancor prima della nascita e quindi in gravidanza (ebbene sì mediante il liquido amniotico il bambino percepisce i sapori dei cibi che introduce la mamma), continuando con l’allattamento e con l’esplorazione degli alimenti durante la fase dell’alimentazione complementare (svezzamento).
Generalmente la fase di neofobia innata termina entro il terzo anno di vita e raramente dura fino ai 5 anni.
Tuttavia alcuni bambini manifestano atteggiamenti neofobici a livelli eccessivi e persistenti, selezionano molto i cibi attraverso criteri diversi: colore, consistenza, sapore o odore. Si limitano ad introdurre 5 o 6 alimenti.
Non si tratta di bambini schizzinosi, ma di bambini con alimentazione selettiva.
In molti casi questa forma di alimentazione non ha un’influenza negativa sullo sviluppo psico-fisico del bambino perchè nonostante tutto raggiunge un’adeguata introduzione, ma talvolta può essere compromessa la crescita e lo sviluppo.
In entrambi i casi comunque viene meno un sereno rapporto con il cibo e il momento dei pasti diventa un momento da dimenticare per tutta la famiglia, perchè ansia, obblighi, preoccupazioni, pianti e punizioni prendono il sopravvento.
L’intervento non sarà indirizzato solo ai piccoli, ma coinvolgerà attivamente i genitori, e in alcuni casi anche altri familiari presenti nella vita e nei pasti del bambino, come fratelli o nonni. Saranno proprio i genitori a mettere in moto il processo di cambiamento grazie al supporto della Dr.ssa Sara Lampis.
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La professione di biologo, pur non essendo sanitaria, è inserita nel ruolo sanitario del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e (il biologo) può svolgere attività attinenti alla tutela della salute. In considerazione dei chiarimenti forniti dal Ministero della Salute, si ritiene che le spese sostenute per visite nutrizionali, con conseguente rilascio di diete alimentari personalizzate, eseguite da biologi, siano detraibili ai sensi dell’art. 15, comma 1, lett. c), del TUIR. Ai fini della detrazione, dal documento di certificazione del corrispettivo rilasciato dal biologo dovranno risultare la specifica attività professionale e la descrizione della prestazione sanitaria resa, mentre non è necessaria la prescrizione medica, analogamente a quanto specificato con la circolare n. 19/E del 2012, par. 2.2. (Estratto dalla Circolare dell’Agenzia delle Entrate N. 11/E, del 21/05/2014, pag.11-12). Dal 1° gennaio 2020 sono cambiate le regole per la detrazione IRPEF di alcune spese di cui all’art. 15 del TUIR, tra cui quelle sanitarie. La detrazione fiscale è ammessa solo se la prestazione è pagata con strumenti tracciabili, cioè bonifico o pagamento tramite pos.