Fame Emotiva, Una Faccenda Complicata | Sara Lampis Nutrizonista
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Fame emotiva, una faccenda complicata

fame emotiva

Fame emotiva, una faccenda complicata

Può essere gestita la fame emotiva?

Mangiare non significa semplicemente soddisfare la sensazione fisica della fame. Spesso non si mangia solo per placare il brontolio dello stomaco, ma anche per soddisfare le proprie emozioni. 

Sperimentiamo la fame emotiva quando ciò che ci induce a mangiare non è la fame, cioè il segnale con il quale il nostro corpo ci avverte di aver bisogno di nutrimento. 

Ciò che ci spinge a mangiare è un languore, un senso di vuoto che sentiamo allo stomaco e che non riusciamo ad ignorare. Spesso non sappiamo dare un nome o una causa a quel vuoto, né riusciamo a dare voce all’emozione che muove l’improvviso impulso di mangiare. 

Mangiando però, almeno per un momento, si colma quel vuoto. 

Quando le emozioni influenzano il nostro rapporto con il cibo al punto di farci perdere, anche solo ogni tanto, il controllo di ciò che mangiamo sia in termini di qualità che di quantità, possiamo parlare di fame emotiva.

Mangiando, tentiamo di distrarre l’attenzione da emozioni poco piacevoli, come noia, rabbia, paura, ecc. 

Non pensiamo però che, quando l’attacco sarà stato placato, ci troveremo ad avere a che fare di nuovo con le emozioni che lo avevano scatenato, alle quali se ne saranno aggiunte altre che ci faranno stare male, come senso di colpa, rabbia, disagio, dovute proprio al fatto di aver mangiato. 

Ebbene si, gli alimenti che scegliamo, i cosiddetti “comfort food” ci rassicurano, ci consolano, ci coccolano ma questa pace interiore dura poco…e proprio il loro contenuto di zuccheri, sale e grassi (perchè se ci pensate bene non si cerca frutta e verdura, ma snack dolci e salati, formaggi, panificati, ecc.) creano un vero e proprio circolo vizioso perchè più ne mangiamo e più ne mangeremmo. Entra in gioco la chimica. Si innesca il circuito della gratificazione, cioè in sostanza stiamo bene, e direttamente e indirettamente viene stimolato il cervello con segnali di fame.

Riconoscere ciò che sta dietro a quelle improvvise voglie e quegli improvvisi vuoti allo stomaco non è immediato e ci spaventa, ma essere in grado di capire se si mangia per soddisfare un’emozione è il primo passo per non mettere a rischio una sana alimentazione

La biologia della nutrizione e la psicologia sono strettamente legate e devono lavorare in sinergia per riconoscere, accettare, affrontare e gestire la fame emotiva. Bisogna intervenire su corpo e mente. 

Quali strategie possiamo adottare in ambito nutrizionale per gestire la fame emotiva?

  • Scegliere alimenti che diano sazietà a breve e a lungo termine (bassa/media densità energetica);
  • Assumere consapevolezza del cibo che assumiamo in termini di composizione;
  • Coinvolgere l’ambiente nel cambiamento alimentare (es. famiglia e amici);
  • Sperimentare nuovi alimenti, ricercando la varietà; 
  • Non improvvisare, ma pianificare i pasti con cura e nel rispetto dei gusti e delle abitudini di vita per essere ben nutriti e soddisfatti.

Da soli non è semplice, un aiuto professionale integrato può fare la differenza per riscoprire un gioioso rapporto con il cibo.